
Rieccomi.
Decisamente non sono una foodblogger. Non ne ho la costanza, ma talvolta ci sono delle ricette che, per come sono nate, meritano di essere raccontate: un’amica che ti sprona, delle meravigliose farine giunte per posta e un contest.
A metà ottobre non stavo per niente bene ed il blog, abbandonato da mesi, era l’ultimo dei miei pensieri, poi, una notifica di facebook cambia le cose.
È Lou (la vulcanica blogger anglo-sfitzera di Rise of a Sourdough Preacher) che mi tagga sotto un post di Valentina (deliziosa padrona di casa di Non solo pane: impastando si impara), il cui contenuto era pressappoco: ‘nuovo contest QB del Molino Grassi, affrettatevi ad inviare la richiesta di partecipazione’.
Inaspettatamente vinco l’intorpidimento da divano-copertuccia e mando immediatamente la mail dal cellulare.
Poi archivio l’argomento sino a quando, una decina di giorni dopo, tornando a casa, trovo un pacco che mi aspetta: un chilo di semole biologiche Kronos, uno di grani antichi Miracolo e un fantastico grembiule.

Le farine QB del Molino Grassi
È sciocco, ma mi sento come se fosse Natale: “sono proprio quelle che volevo!”. Ora che le ho in mano realizzo che devo cominciare a pensare alla ricetta, mi conosco, so che dovrò testarle, procedere per prove ed errori, un chilo per tipo non mi basterà, così decido di procurarmene subito altre confezioni e do il via agli esperimenti.
Inizio dalle semole biologiche Kronos.
Sono consapevole che le semole non rimacinate sono molto più adatte alla produzione di pasta fresca che alla panificazione, ma la mia passione è il pane e la sfida tra me e la semola è, ormai, di vecchia data. Adoro il pane di grano duro, quel colore, quel sapore e quel profumo che sanno di sole, di Sud, di estate; questo mio amore mi ha portato, in passato, a condurre svariati esperimenti di panificazione con semole piuttosto grezze. Anche confrontandomi con l’amico, ormai ‘maestro’, Stefano di PBread Natural Bakery, che un tempo osavo chiamare socio :), sono giunta alla conclusione che uno dei trucchi per ottenere un buon pane di semola di grano duro sia prolungare la fase di autolisi, lasciando che siano la chimica di acqua e farina ed il tempo a lavorare per noi.

Il mazzetto delle ragazze

Erba cipollina dei nostri prati
Un giorno, mentre cercavo l’ispirazione per un profumato pane di grano duro, le mie ruspanti figlie campagnole tornano dalle loro scorribande nei campi con un mazzetto di erba cipollina o aglio selvatico: “Mamma, mamma, tieni, il prato ne è pieno, magari ti serve per cucinare!”.

Pane di semole biologiche kronos ed erba cipollina selvatica
Da quanto ho empiricamente imparato in passato, dai consigli di Valentina Venuti su come usare la Kronos QB del Molino Grassi e dall’omaggio delle mie figlie nasce questo profumatissimo pane di semole biologiche di grano duro ed erba cipollina selvatica.
Ingredienti
- 100g pasta madre di grano tenero (40g rinfrescati al 50%)
- 300g semole di grano duro kronos
- 200g acqua tiepida (30°-32° C)
- un mazzetto di erba cipollina fresca
- due cucchiai di olio extra vergine di oliva
- un cucchiaino di sale
Procedimento
Nei miei primi esperimenti con la Kronos ho provato il virtuosismo di usarla in purezza iniziando con un poolish fatto con la stessa semola, ma per ottenere un migliore sviluppo ho deciso di partire con un normale rinfresco della mia pasta madre con della farina di forza di grano tenero. Il desiderio di preparare un pane che “fiorisse” bene in cottura e un po’ di diffidenza nei confronti della mia pasta madre mi hanno spinto a metterne una percentuale più elevata del mio solito, a posteriori ritengo che avrei potuto usarne una quantità inferiore e aumentare un po’ i tempi e la temperatura della lievitazione.
L’erba cipollina ha un profumo molto intenso appena raccolta, ma una volta tagliata questo tenderà a dissolversi rapidamente, per ovviare a questo inconveniente e per caratterizzare in modo più deciso il mio pane, l’ho immersa, non appena tritata, in un po’ di olio extra vergine di oliva, aggiungendo poi tutto all’impasto.
- Per ottimizzare i tempi, procedo in parallelo: rinfresco 40g di PM con 20g di acqua e 40g di farina 0 di grano tenero; contemporaneamente preparo l’autolisi mescolando grossolanamente la semola e l’acqua calda ed, infine, trito col coltello il mazzetto di erba cipollina e lo metto a macerare nell’olio evo.
- Trascorse circa 4 ore procedo all’impasto principale unendo dapprima la pasta madre rinfrescata con l’impasto di acqua e semola, poi il sale e l’olio aromatizzato. Grazie all’autolisi il tempo per giungere ad incordatura sarà limitato, è un pane quasi no-knead.

4 fasi dell’impasto
- Terminato l’impasto lo rivolto sul piano di lavoro dove lo lascio a riposo per circa un’ora.
- Effettuo un giro di pieghe e lascio ulteriormente a riposo.
- Terminata la puntatura (riposo), procedo alla pirlatura, ovvero formo il pane e lo pongo nel cestino da lievitazione infarinato.
- Dopo una ventina di minuti imbusto il cestino come mia abitudine e metto in frigorifero.
- Dopo circa 8 ore in frigorifero, estraggo il cestino dal sacchetto e lascio ad acclimatare e finire la lievitazione. In questo caso ho ritenuto pronto l’impasto dopo quasi tre ore, ma i tempi variano molto dalla temperatura ambientale, con temperature più alte il tempo può essere molto inferiore.
- Nel frattempo accendo il forno alla massima temperatura (nel mio caso 240° C) e, solitamente, vi inserisco la pietra refrattaria. In questa occasione ho voluto sperimentare il nuovo gadget da panettiere domestico un po’ geek: un cuocipane a campana.
- Quando impasto e forno sono pronti, ribalto l’impasto sulla pala e procedo coi tagli.
- In questo caso, avendo utilizzato una sorta di pentola da forno, che trattiene l’umidità dell’impasto stesso, non ho inserito sul fondo il pentolino per il vapore che utilizzo solitamente per la prima fase di cottura con la pietra refrattaria.
- Per questa pezzatura cuocio per un totale di circa 40 minuti: i primi 20 minuti alla massima temperatura col vapore o con la campana, poi proseguo per 10 minuti a 220° C senza vapore o a campana scoperta e concludo con 10 minuti a 200°-180° C con la funzione forno ventilato.
- A cottura ultimata pongo su una griglia a raffreddare.

Il risultato è un pane di un bel giallo intenso, estremamente profumato e dalla discreta alveolatura.
Personalmente lo trovo perfetto da mangiare con i formaggi, magari un buon caprino fresco, anche ricavandone dei crostini sottili e tostati.
… coff.. coff… ci sono quasi… faaatica!
e così, dopo mesi di silenzio, un nuovo post con cui partecipo al Contest di Molino Grassi ed Impastando si impara. 